La conversione dell’edificio degli anni ‘40 in galleria d’arte ha determinato la chiusura di tutte le finestre e il rivestimento continuo delle facciate con un involucro isolante ventilato.
All’interno una parete leggera lungo tutto il perimetro costituisce il supporto espositivo creando un’intercapedine per l’impiantistica e per l’integrazione degli apparecchi di convenzione climatica che, alimentati dalla termopompa posta nel sottotetto, assicurano temperatura e umidità costante. L’eliminazione delle pareti interne non portanti ha consentito di ottenere tre grandi spazi espositivi ad ogni piano. Nel nucleo dei servizi esistenti è stato inserito un ascensore che con la rampa d’accesso assicura la fruizione per i disabili e il trasporto delle opere.
La chiusura totale verso l’esterno ha determinato la concezione architettonica del prisma essenziale, ritrovato con l’eliminazione della gronda e l’integrazione del tetto a falde. Conseguentemente la nuova pelle costituita dallo strato isolante nero con la sovrapposizione della maglia d’alluminio rossa con tessitura irregolare, produce un effetto cromatico che evolve secondo l’inclinazione solare. Il prisma rosso nel gioco cangiante della luce assume un’inconsistenza eterea, fluttuante sul canale d’acqua che lo circoscrive richiamando la natura lacustre del luogo.
L’unica apertura esterna costituisce l’ingresso raggiungibile con il ponte grigliato che dalla panchina lungo il marciapiede attraversa il canale per immettersi nell’imbuto nero.
La nuova connotazione architettonica corrisponde alla funzione culturale della galleria affacciata sui Giardini Rusca nel cuore urbano della città.